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NEURINOMA ACUSTICO E MORTE A SEGUITO DI INTERVENTO CHIRURGICO

Il termine neurinoma acustico identifica un tumore (benigno o maligno) che tipicamente origina dal nervo vestibolare nella sua porzione intracanalare, per poi fuoriuscire dal condotto uditivo interno, occupando l’angolo ponto-cerebellare. Il neurinoma dell’acustico rappresenta l’8-10% di tutte le neoplasie intracraniche e l’80-90% dei tumori dell’angolo pontocerebellare.

Gli approcci terapeutici per tale patologia sono tre:

  • l’osservazione effettuata con RM cerebrale/rocche mastoidi ripetute nel tempo;
  • la radiochirurgia stereotassica con “Gamma knife” e
  • la micro-chirurgia.

La selezione del trattamento del neurinoma acustico dipende da una serie di variabili, come le sue dimensioni, la sua velocità di accrescimento, i disturbi associati, l’età e lo stato di salute generale del paziente.

Il sig. Tizio, quarantenne, sposato e padre di due figli, stante la comparsa di sintomi quali sensazione di testa ovattata e sbandamento nel corso della deambulazione, si sottopone a visita audiologica e scopre di essere affetto da neurinoma acustico.

Su consiglio dello specialista che lo visitò, il sig. Tizio viene ricoverato presso un noto Ospedale Lombardo dove viene sottoposto ad intervento chirurgico che ebbe, purtroppo, come conseguenza una emorragia cerebrale che decretò lo stato di coma e, pochi giorni dopo, la morte cerebrale.

Dopo l’acquisizione di una perizia medico-legale che ha confermato la fattibilità di una causa, si è richiesto alla struttura sanitaria il risarcimento dei danni per i familiari, contestando diversi profili di responsabilità. In particolare:

A) Consenso all’intervento chirurgico invalido

Come noto, il consenso informato costituisce legittimazione e fondamento del trattamento sanitario: in sua mancanza l’intervento del medico è illecito, anche quando praticato nell’interesse del paziente.

L’informazione dovrebbe, dunque, riguardare: la natura del trattamento sanitario prospettato, i rischi connessi al trattamento, i benefici auspicati, l’eventualità di inalterazione, le terapie alternative, le dotazioni della struttura sanitaria, le strutture sanitarie migliori per il trattamento indicato.

Nel caso in esame, invece, il modulo utilizzato per la raccolta del consenso del paziente era un prestampato assolutamente generico in cui ci si limita a riferire che al sig. Tizio vennero fornite tutte le spiegazioni circa la natura dell’intervento, le sue complicanze etc., ma, in concreto, tali spiegazioni e tali rischi non vengono analiticamente indicati e descritti.

È di tutta evidenza che, se al sig. Tizio avessero specificato la serietà dell’intervento e la ricorrenza statisticamente precisa della complicanza emorragica, che si è poi verificata con funeste conseguenze, egli mai avrebbe accettato un intervento, ma avrebbe optato per le altre strade terapeutiche.

B) Errata indicazione terapeutica per il neuroma acustico

In base alla documentazione sanitaria, il sig. Tizio si presentava come un paziente con pochi sintomi, su cui era stata eseguita una diagnosi precoce, con un tumore di piccole dimensioni, collocabile tra il I e II grado, i cui disturbi oggettivi erano un mero senso di testa ovattata e sbandamento nel corso della deambulazione, con udito conservato e assenza di deficit del 7° nervo cranico.
Molti studi scientifici analizzati hanno evidenziato, a parità di condizioni, migliori risultati per la radiochirurgia rispetto alla microchirurgia, per ciò che riguarda il controllo della patologia e la sua regressione, la conservazione dell’udito, i deficit facciali e trigeminali, i tempi di degenza ospedaliera, i tempi di ritorno all’attività lavorativa, i costi ospedalieri e sociali, la soddisfazione dei pazienti.
La microchirurgia viene invece considerata l’opzione di prima scelta riservata ai neurinomi dell’acustico di grandi dimensioni e ai tumori che, pur di dimensioni piccole e moderate, presentino le seguenti condizioni: la compressione sintomatica del tronco encefalico che determini disequilibrio invalidante, la nevralgia trigeminale o la cefalea intrattabile, l’idrocefalo, una diagnosi neuroradiologica incerta.
Nel caso del sig. Tizio, si è contestata la scelta di intervenire mediante chirurgia, una scelta del tutto eccessiva e non in linea con le migliori opinioni e conclusioni della comunità scientifica.

C) Errata esecuzione dell’intervento

L’intervento in esame, che oggigiorno viene considerato un intervento di routine, è stato praticato in una struttura ospedaliera provvista di una Divisione altamente specializzata, la Neurochirurgia, adeguatamente attrezzata e con personale di comprovata esperienza.

L’emorragia cerebellare che ha portato alla morte del sig. Tizio non può essere sbrigativamente riconducibile ad una mera complicanza, ancorché contemplata dalla letteratura scientifica in rari casi.

Sicché la morte del sig. Tizio deve essere ricollegata causalmente, in via presuntiva, al non corretto operato chirurgico.

Per la moglie e i due figli di Tizio è stato richiesto il risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale
Per la madre e la sorella di Tizio è stato richiesto il risarcimento del danno non patrimoniale

Se anche tu pensi di essere stato vittima di malasanità e intendi chiedere un giusto risarcimento…

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