A seguito di diverse visite otorinolaringoiatriche, una risonanza del collo e un ago aspirato, i sanitari di un noto ospedale romano ponevano – erroneamente – diagnosi di adenoma pleomorfo cioè un tumore benigno di una ghiandola salivare denominata parotide.
I sanitari decidevano quindi di sottoporre la sig.ra Caia ad intervento di asportazione parziale della parotide.
Tuttavia, l’esame istologico post-operatorio effettuato sul materiale reperito in sede di intervento deponeva per linfadenite reattiva.
LE CONSEGUENZE DI UN’ERRATA DIAGNOSI DI TUMORE
Una banale infiammazione curabile con terapia farmacologica è stata confusa grossolanamente con un tumore e portato a formulare un’errata diagnosi. Ciò ha comportato per Caia un intervento invasivo del tutto inutile, l’asportazione di un organo, un periodo di ospedalizzazione e convalescenza, una vistosa cicatrice sul collo che ne pregiudica in modo rilevante l’estetica, una diminuzione di sensibilità sulla zona trattata e una minor produzione di saliva con ripercussioni sulla masticazione.
RISARCIMENTO DEL DANNO PER ERRATA DIAGNOSI
I sanitari sono incorsi in un caso di evidente errata diagnosi; tale errore si configura quando, in presenza di uno o più sintomi di una malattia, non si riesca ad inquadrare il caso clinico in una patologia nota alla scienza o si addivenga ad un inquadramento erroneo (leggi anche qui).